Pietro (il "Ballila") era salito al Col del Lys nel febbraio del 1944 con Sergio Siccardi e Piero Farca per evitare l'arruolamento nell'esercito della Repubblica di Salò e si unì al gruppo di partigiani di Bertesseno, il cui comandante era Mario Sabet.
Anche gli altri due fratelli, Beniamino ed Enrico, si erano aggregati alle bande partigiane poco tempo prima.
Trascorsero insieme quei mesi della primavera 1944 operando nella valle di Viù.
Il 24 agosto Pietro sostituì un amico, per fargli una cortesia, nel turno di guardia al ponte di Traves. Purtroppo le forze tedesche e fasciste stavano perlustrando con un auto blindo la strada da Lanzo fino a quel ponte, dove giunsero senza essere visti.
Pietro era sceso al torrente per sciacquarsi un pò, per il caldo di quel giorno d'estate, quando gli fu intimata la resa dai fascisti che gli erano piombati alle spalle. Non potè difendersi e dovette accettare di seguire la truppa fascista. Nel frattempo, il suo compagno di guardia, Bonino, dovette fuggire inseguito da altri fascisti. Per potersi salvare si buttò dal ponte.
Morì a seguito delle ferite riportate nella caduta.
Dopo quattro giorni, il 28 di agosto, i fascisti dissero a Pietro che poteva andarsene libero. Pietro, incredulo, si allontanò ma, fatti pochi passi, fu trafitto alle spalle da una raffica di mitra.
Il suo corpo fu gettato lungo la riva della strada che porta a Viù, poco prima del paese, ed al suo collo fu appeso un cartello con la scritta: "Così finiscono i traditori".
La sua salma fu poi ricomposta da gente del luogo e solo nel 1945, dopo la Liberazione potè essere riportata a Rivoli.
Nel rastrellamento in cui fu catturato Pietro, Beniamino si trovava a Peinetto con Bugnone e riuscirono a sfuggire ai tedeschi miracolosamente, nascondendosi nella cella degli ossari del cimitero del paese.
La ribellione contro il nemico interno ed esterno, il coraggio di affrontare prove durissime guidati dalla voglia di libertà …. La Rivoli Partigiana è stata questo e molto altro; le nostre vie, le nostre case, le nostre piazze sono state testimoni del sacrificio di ragazzi giovanissimi che inseguivano un futuro libero dalla dittatura Nazifascista. Anche a Rivoli la Resistenza fu fame, freddo, sangue, paura per sé stessi e per le proprie famiglie, ma fu anche gioia, solidarietà e soprattutto consapevolezza di trovarsi dalla parte giusta. Molti furono i tragici avvenimenti nel nostro territorio riportati nei testi e tramandati di generazione in generazione, e sarebbe un autentico delitto scordare ciò che successe nella nostra Città .