Capello Ugo cadde in un conflitto a fuoco nei pressi di Valdellatorre.
In questo conflitto a fuoco con i tedeschi vi furono sei partigiani morti: Dario Micca, Michele Negro, Ugo Capello, Antonio Perozzo, (tutti di Rivoli), Aldo Barone e Luzzio, Giuseppe Serra e Vittorio Albrile (di Alpignano e Pianezza).
Così ricorda l’episodio Corrado Filippini:
Eravamo accampati alla Fontana rossa di Valdellatorre. Vedemmo salire un giovanetto sui 14/15 anni che fu accolto da Mario Neirotti (Sabet). Il ragazzo gli espresse il desiderio di aggregarsi al gruppo di partigiani ma fu dissuaso, data la giovane età, dal Comandante che lo fece ridiscendere a Valle.
Il giovane, per la delusione avuta e preso da un senso di vendetta, inconscio delle conseguenze drammatiche che sarebbero successe, indicò al Comando tedesco la nostra posizione.
I tedeschi prepararono l'immediato attacco, predisponendo un accerchiamento dell'accampamento. Un loro gruppo, con armamenti leggeri, si predispose al di sopra della nostra postazione. Invece, dalla mulattiera sottostante, salì la colonna tedesca con i carri armati. Impossibilitati a reagire per la repentinità dell'attacco tedesco, dovemmo cercare la fuga, disperdendoci lungo le pendici del monte. Per tutto il giorno le truppe tedesche perlustrarono i boschi.
Registrammo sei caduti: Dario Micca, Michele Negro, Ugo Capello, Antonio Perozzo, (tutti di Rivoli), Aldo Barone e Luzzio, Giuseppe Serra e Vittorio Albrile (di Alpignano e Pianezza). Dieci compagni di lotta furono fatti prigionieri.
Tra questi, Dino Rebecchi, Nino Marchini, Lino Rebecchi e Di Lorenzo, morto successivamente, Bartolomeo Crotti, ferito ad un braccio fu poi inviato nel Campo di Mathausen con Alcide Biglia. Durante la notte recuperammo i corpi dei compagni e li portammo al "Mulin ed ponta".
Su trenta partigiani che costituivano la prima formazione eravamo rimasti in dodici e decidemmo di tornare verso Rivoli per poterci organizzare e poter riprendere i collegamenti informativi necessari.
Durante il ritorno ci imbattemmo in una colonna di militari tedeschi ancora impegnati nel rastrellamento. Ci buttammo per i sentieri e scendemmo separatamente verso Rivoli.
La ribellione contro il nemico interno ed esterno, il coraggio di affrontare prove durissime guidati dalla voglia di libertà…. La Rivoli Partigiana è stata questo e molto altro; le nostre vie, le nostre case, le nostre piazze sono state testimoni del sacrificio di ragazzi giovanissimi che inseguivano un futuro libero dalla dittatura Nazifascista. Anche a Rivoli la Resistenza fu fame, freddo, sangue, paura per sé stessi e per le proprie famiglie, ma fu anche gioia, solidarietà e soprattutto consapevolezza di trovarsi dalla parte giusta. Molti furono i tragici avvenimenti nel nostro territorio riportati nei testi e tramandati di generazione in generazione, e sarebbe un autentico delitto scordare ciò che successe nella nostra Città.