Dopo l’8 settembre si unisce alla “banda” di Val della Torre 1° DIV 19° BRG GARIBALDI.
Bruno Alfredo Natale viene fucilato al “Pian del Lot” (sulla Collina della Maddalena di Torino) assieme ad altri 17 partigiani, tutti seppelliti poi in una fossa comune.
Abitava in Borgo Nuovo, allora Via Monginevro 3.
Nella primavera del 1944 pochi minuti dopo un ritorno a casa sua, avvisati dalle solite spie, si presentarono le brigate nere che presero Natalino Bruno e Perotti Antonio e li portarono alle Casermette di Rivoli.
Dopo qualche giorno lasciarono libero Perotti Antonio, un po’ gonfio per le botte, mentre Natalino fu trattenuto. La moglie di Natalino, cominciò a fare la spola per andarlo a trovare, cercando di farlo rilasciare, ma non glielo fecero nemmeno vedere.
Natalino, le dissero, lo avevano trasferito a Torino. Lei allora girò tutte le caserme, finchè le confermarono che suo marito era stato incarcerato in Via Asti. Ogni settimana la moglie andava in Via Asti per portare qualcosa da mangiare a suo marito. Però continuò a non poterlo vedere, né le fu mai consegnato uno scritto di Natalino e neppure una ricevuta di quanto consegnava.
Alla moglie non fu mai data la notizia della fucilazione del marito, per cui continuò a consegnare al comando di Via Asti, seppur poverissima e con due figli da mantenere, quel poco che poteva comperare. Ebbe poi la certezza della morte del marito quando, a fine guerra, si scavò quella fossa e dai resti di quei poveretti risultarono dei dati che confermarono esserci anche le sue spoglie. Il corpo di Alfredo fu riconosciuto dalla sorella Nuccia e dal partigiano Corrado Filippini.
Perotti Antonio venne poi nuovamente catturato e deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove morì.
La ribellione contro il nemico interno ed esterno, il coraggio di affrontare prove durissime guidati dalla voglia di libertà…. La Rivoli Partigiana è stata questo e molto altro; le nostre vie, le nostre case, le nostre piazze sono state testimoni del sacrificio di ragazzi giovanissimi che inseguivano un futuro libero dalla dittatura Nazifascista. Anche a Rivoli la Resistenza fu fame, freddo, sangue, paura per sé stessi e per le proprie famiglie, ma fu anche gioia, solidarietà e soprattutto consapevolezza di trovarsi dalla parte giusta. Molti furono i tragici avvenimenti nel nostro territorio riportati nei testi e tramandati di generazione in generazione, e sarebbe un autentico delitto scordare ciò che successe nella nostra Città.